
“Persino i più ovvi accadimenti della vita di ogni giorno potrebbero mostrarsi totalmente trasformati se fossimo sufficientemente inventivi da costruirli in maniera diversa.”
G.Kelly
Come Lavoro
Ciò che mi orienta nel mio lavoro è la Teoria dei Costrutti Personali di Georg Kelly e successive elaborazioni. L’attenzione è rivolta ai significati personali e per questo il mio modo di lavorare consiste essenzialmente nel cercare di vedere le cose con gli occhi di chi mi parla, nel tentativo di comprendere il suo sguardo sul mondo, non dando per scontato che ci siano modi precostituiti, giusti o sbagliati in termini assoluti. Parto dal presupposto che non esista un unico modo valido di costruire il mondo e gli accadimenti della vita; credo invece che ognuno di noi costruisca la propria visione delle cose sulla base di regole interne che ci orientano nella conoscenza e nel muoverci nel mondo. Succede però che questi sguardi cambino nel corso del tempo, man mano che vengono posti a confronto con gli eventi. Quindi, una volta compreso lo sguardo attraverso il quale la persona vede le cose, il lavoro psicoterapeutico prosegue nel cercare di rielaborare attivamente, attraverso la relazione terapeutica, le conoscenze che abbiamo acquisito sino a quel momento e che sono diventate non più sufficienti a comprendere ciò che ci accade. In questo modo possiamo sperimentare comprensioni alternative che ci permetteranno di uscire da quello che definiamo disturbo, cioè ciò che ci ha portato ad intraprendere un percorso di psicoterapia, e che ci permetterà di muoverci nuovamente tra i sentieri della vita.
La Psicoterapia per me
La psicoterapia, per come mi piace intenderla, dovrebbe essere quello spazio all’interno del quale aprire direzioni di movimento che permettano alla persona di sentirsi nuovamente in viaggio, nuovamente rivitalizzata. Come dice Kelly “la psicoterapia dovrebbe far sentire alla persona che sta tornando a vivere” (Kelly, 1980). La psicoterapia quindi come luogo all’interno del quale riorientarsi verso un movimento attraverso la comprensione del senso e del significato che il mondo assume per l’individuo e dell’esperienza personale che ne fa.


Il Terapeuta dal mio punto di vista
In questo processo mi piace pensare alla figura del terapeuta come ad una persona non giudicante, accogliente e comprensiva, aspetti che non escludono però una riflessività critica.
Il terapeuta diventa quella persona che pone “buone” domande; è la persona che, attraverso i propri strumenti professionali, apre a nuove prospettive e cerca di favorire una revisione del modo di vedere alle cose permettendo così un ripristino del movimento.
Il terapeuta diventa una persona con la quale confrontarsi davanti ad un bivio e prendere in considerazione vincoli e possibilità delle alternative percorribili e scegliere quella alternativa più percorribile per quella persona in quel momento. La persona viene incoraggiata a sviluppare la vita lungo le linee da lei stessa scelte. Terapeuta e cliente sono quindi impegnati in una relazione di reciproca influenza.
I protagonisti della Psicoterapia
La psicoterapia diventa una conversazione orientata terapeuticamente. Ai miei occhi non sono chiacchiere, non è un dialogo tra sconosciuti né tra amici e le sedute non sono lezioni. Riprendendo le parole di Kelly, la RELAZIONE PSICOTERAPEUTICA (o processo terapeutico) è quell’impresa nella quale «il cliente fortunato ha un partner, lo psicoterapeuta. Ma neanche lo psicoterapeuta conosce la risposta finale; e così affrontano il problema insieme. Date le circostanze, non possono far altro che indagare entrambi, ed entrambi rischiare errori occasionali. Affinché possa essere uno sforzo genuinamente cooperativo, ognuno deve cercare di comprendere ciò che l’altro propone, e ognuno deve fare ciò che può per aiutare l’altro a comprendere ciò che lui stesso è pronto a tentare in seguito. Formulano congiuntamente le loro ipotesi. Possono anche fare esperimenti congiuntamente e l’uno con l’altro. Insieme valutano attentamente i risultati e rivedono le loro comuni intenzioni. Nessuno dei due è il capo, né sono soltanto dei vicini educati che si tengono a distanza da faccende sgradevoli. Si tratta, nella misura in cui sono capaci di renderla tale, di una partnership». I protagonisti della RELAZIONE PSICOTERAPEUTICA, e quindi dell’ELABORAZIONE CONVERSAZIONALE, sono due (almeno): il CLIENTE (esperto di sé stesso) ed il TERAPEUTA che ci proponiamo di considerare come “artista conversazionale”.
Senza la collaborazione di uno di questi due protagonisti non può compiersi la psicoterapia.
